29 novembre 2010

Ultima visita al Marconi

Nuova visita, sotto una nevicata imponente, alla famiglia Mazzucchelli.

Il ristorante pare aperto solo per noi, essendo gli unici che, avendo la patente da un qualche annetto, si sono avventurati sulle colline di Bologna sfidando le strade innevate. Tutte le altre prenotazioni sono state disdette in mattinata.

Il sig. Massimo ci accoglie con estrema cortesia e ci fa accomodare.

Il servizio parte subito con un benvenuto della casa composto da uno scampo crudo in brodo di funghi, porcini e ricotta salata. Un piatto molto buono per un abbinamento terra mare già apprezzato altre volte, anche se questa volta è stato forse più apprezzato per la fantastica qualità dello scampo. Le altre volte che avevo assaggiato una combinazione di crostacei e funghi, li ho sempre trovati cotti, i primi, qui, da crudo, immerso in questo brodetto ai funghi, aveva un’eleganza straordinaria.

Chiediamo espressamente un menù di terra, mi rendo anche conto di essere un rompi… , ma Manuela non aveva voglia di pesce e veniamo gentilmente assecondati.

Prima entrè: I colori della rana. Visibilmente il più bel piatto di tutta la serata, consisteva in una “tavolozza” di colori con tante salse che riportavano i vari colori delle le varie razze di rana nel mondo, salse schizzate un po’ alla maniera di Pollock e su ogni colore una tenerissima coscietta di rana. La salsa che più mi ha appagato è stata quella, verde pallido, all’aglio, molto interessante anche quella giallo oro al curry, meno invece quella verde scuro alla rucola.

Seconda entrè: Trippa di fassona in brodo di sedano. Questo è invece, per me, il piatto del buon ricordo. Straordinaria la trippa, tagliata finissimamente a mo di spaghetti, galleggiava in un brodo di sedano con una mirepoix di carote che equilibrava benissimo il grasso della trippa con la sua delicata acidità.

Prima minestra:Agnolotti ripieni di faraona in brodo di faraona e tartufo bianco. A Manuela è stato il piatto che è piaciuto di più. Veramente buono per equilibrio di sapori ed eleganza, il brodo, per nulla grasso, era delicato e saporito. Straordinaria la qualità del tartufo, il più buono mangiato quest’anno.

Secondo primo: Anolini di parmigiano. Un piatto molto piacione,che unisce l’appagamento alla ricerca delle sensazioni. Come ci ha spiegato il Sig.Massimo, gli abbinamenti sono stati una specie di ricerca delle varie stagionalità del Parmigiano inventati sotto forma di sapori. Nel ripieno, insieme al Parmigiano di 24 mesi c’era il sentore della lavanda, che ricordava la freschezza dei formaggi freschi da mangiare, sugli anolini c’erano mandorle tostate e tritate che portavano il pensiero ai formaggi più stagionati, da grattugiare e nel burro del condimento c’era l’odore della noce moscata per fare pensare a quei Parmigiani stravecchi, di rara importanza, che ogni tanto si trovano da appassionati selezionatori.

Per secondo ci è stata servita una Supreme di faraona arrostita perfettamente, carne per nulla stopposa e saporita e pelle croccante su una polentina taragna accompagnata da una padellata di funghi porcini. Un buon piatto, anche se mancante delle emozioni degli altri.

Prima dei dolci, un assaggio di formaggi: Ricotta salata, stagionata sotto le vinacce, delicata e saporita al tempo stesso, ed un assaggio di un erborinato di mucca per il quale sono andato in brodo di giuggiole, solo che mi sono dimenticato di chiedere lumi sull’origine, accidenti!

Come dolce volevo stare sul tradizionale ed ho ordinato una torta di mele, ma anche qui l’Aurora mi ha stupito presentandomi un tris di elaborazioni alle mele che, ognuna delle quali, ricordava in senso e sapore diverso il gusto tradizionale della torta di, mia, anziana memoria.

Piccola pasticceria, notevole, e caffè.

Con due bottiglie di acqua ed una di Riesling Kabinet Trocken Von Schubert del 2007, il conto è stato di € 160,00, spesi benissimo!!!!

22 novembre 2010

Vintage 55 Parte II°

Alla fine dei secondi, abbiamo voluto fare una degustazione alla cieca tra i vini portati dagli ospiti e qualcuno trovato nella mia cantina.

La degustazione, ricordo, sempre alla cieca, è stata fatta facendo una sfida adue, solo per i primi a tre, tra vini di uno stesso vitigno o comunque, più o meno assimilabili.

La prima batteria, da tre vini, era composta da:

Opus One Mondavi-Rotchild 1998. Colore molto scuro, al naso un po’ chiuso. In bocca era tannico e con una buona acidità, un corpo medio, non troppo importante. Voto 0

Vega Sicilia Unico 1990. Colore sempre molto scuro, al naso era più aperto, profumi di prugne e di ciliegia cotta. In bocca, qualcuno ha sentito una puntina di tappo, io no, un tannino con una trama molto fitta, una leggera notamentolata, da rovere americano, un poco erbaceo, io lo avevo scambiato per l’Opus One. Dico così perché il Vega Sicilia lo avevo già bevuto anni fa e mi era parso notevolmente migliore. Forse la bottiglia o forse, spero di no, una fase calante. Voto 0

Merlot di un piccolo produttore della Valtellina, non ricordo il nome. Non ci stava per niente nel confronto, ma questi primi due erano gli unici di vitigni diversi, anche se internazionali. Troppo giovane, l’annata 2009, sembrava un novello nel confronto, anche per il frutto fresco che aveva. Voto -1

La seconda batteria era composta da:

Barolo Monfortino di Giacomo Conterno 1995. Un colore granato scuro, al naso ampio e profondo, rosa appassita, frutti selvatici, cioccolato amaro. In bocca una grande eleganza, buona acidità, una trama tannica fitta e complessa. Voto 3

Barolo Brunate Elio Altare 2001. Un bel colore granato, più limpido del Monfortino. Al naso esplode un bouquet di profumi dalla viola alla rosa, al sottobosco. Dal cioccolato al cuoio. In bocca i tannini sono fitti ed intriganti, il corpo enorme, ma allo stesso tempo il vino aveva una eleganza divina. Voto 3+++

Terza batteria, qui siamo andati fuori scala, i criteri di IHV non bastavano più.

Chambertin Armand Rousseau 2000. Un rubino scuro, tendente al granato, cristallino. Al naso si sono aperte le porte del paradiso, un vero giardino con frutteto. In bocca era ampio, corposo, con tannini morbidi e complessi, cioccolato e liquirizia, una buona gradazione portava ad amplificarne il sapore. Ci vorrebbe uno più competente di me per darne appieno la descrizione. Per il voto abbiamo preso le scale di sicurezza: 4

A questo punto dicevo di aver ormai bevuto il meglio, ma è saltato fuori:
Domaine de La Romanée Conti La Tache 2000.
Prendete la decrizione dello Chambertin ed amplificatela, se ci riuscite, almeno di due o tre volte. Penso di non aver mai bevuto, nella mia vita, un vino più buono. Voto 5

Quarta batteria, dopo tanto vino, si fa fatica a reggere il confronto, ma:

Brunello Biodi Santi Riserva Il Greppo 1955. E’ arrivato quello che aspettavo!
Certo un Brunello, per quanto buono, non regge il confronto con La Tache, ma questo 55 era veramente notevole. Dal colore granato con una leggerissima punta aranciata, al naso era bello intenso con delle ciliegie cotte, cioccolato e cuoio, una leggerissima nota di carruba. In bocca armonico come non mai con un bel corpo, i tannini molto fini, i più fini mai trovati da me in un Brunello, di grandissima eleganza. Voto 3

Brunello Pieve di Santa Restituta 1986. Dopo il BS non ha fatto una bella figura, ma è restato comunque un grande vino. Nel bicchiere era leggermente più torbido, sempre di un colore molto cupo, al naso più chiuso ed in bocca un buon corpo e tannini più robusti. Comunque un buon vino. Voto 2

Voglio ringraziare quegli amici che hanno contribuito a questa bella serata con la loro presenza e con il loro contributo alla degustazione.

Grazie a tutti.

Vintage 55 I° puntata

Il diciannove novembre millenovecentocinquantacinque sono venuto alla luce insieme ad uno dei più grandi vini italiani della storia.

Unico vino italiano presente nella top hundred del secolo scorso pubblicata a fine secolo da Wine Spectator, la più rinomata rivista enologica degli USA e tra le più rinomate del mondo.

Brunello Biondi Santi Riserva Il Greppo 1955.

In cantina avevo una di queste bottiglie e, con la scusa di controllare chi dei due ’55 si era conservato meglio, ho chiamato alcuni amici “enofili” per festeggiare insieme a me.

Quando si presentano, questi amici, non vengono mai a mani vuote, perciò, insieme all’amico Claudio Amadori, del ristorante Le Giare, di Montenovo di Montiano, abbiamo organizzato una cena per fare un po’ di fondo a quello che si sarebbe bevuto.

Alle 10 di mattina si presenta Omar, chef delle Giare con una macchina piena di ogni ben di Dio e comincia a darsi da fare per preparare la cena.

Alla fine tra parenti ed amici, a tavola saremo in 18 perciò c’è da fare!

Omar ci ha preparato una ventina di assaggi di vari micro piatti, cucchiai, tazzine e bicchierini.
Tutti stupendi, sopra tutti ricordo un bicchierino con una crema di ceci, sovrastata da foie gras d’anitra fresco cotto a bassa temperatura e poi caramellato, e poi un sandwich fatto con due filetti di saraghina
con in mezzo una miscellanea di erbe, tra cui ho riconosciuto il finocchietto ed un ombra di castelmagno, ancora un cucchiaio con un mollusco di cozza immerso in una salsa verde, molto agliata che stuzzicava il bere benissimo.

Per primo Omar ci ha preparato dei tortelli fatti con una sfoglia alle olive taggiasche, ripieni di carciofi, serviti su una crema di carciofi e conditi con olive taggiasche e pomodorini confit, sgrassati da una salsa allo squaquerone.

Un piatto dal difficile abbinamento, ma veramente equilibrato nei sapori e molto appagante.

Altro primo, risotto con riso carnaroli alle allodole servito con una crema di ristretto di allodole e mirtilli.
Un piatto stratosferico!!! Grande armonia di sapori, equilibrio dei gusti ed appagante al massimo, per fortuna che Omar ha fatto
delle porzioni “giuste”, da ristorante, altrimenti ne avrei mangiato una cofana!

A seguire piccione in due cotture: la coscetta cotta arrosto, avvolta in una fettina di pancetta ed il petto, al rosa, cotto a bassa temperatura, servite con una specie di “timballo” di patate e formaggio al forno.
Anche qui ho notato la perfetta armonia dei sapori e la i
mpeccabile cottura delle carni.

Ndr: I vini sono stati valutati secondo il metodo IHV. Un metodo frutto di molte discussioni sul noto gruppo di di discussione it.hobby.vino, basato soprattutto sul piacere di bere un vino a prescindere dalla tipicità o meno dello stesso.

Fino ad ora abbiamo bevuto:

Champagne Isselè Pere e Fils Brut NV. Veramente buono, fresco, bella acidità, discreto corpo ed ottimi profumi. Voto 2

Champagne Billecart Salmon Magnum Brut. Fà una brutta figura dopo l’Isselè, più scarico, sia nel colore che nel corpo, perlage molto più fine e bouquet più piccolo w chiuso. Voto 1

Puligny Montrachet J.M.Boillot 2006 Camps Canet Ier Crù. Grande vino, fresco, profumato, di corpo, due bottiglie sono praticamente evaporate. Voto 3

Batard Montrachet Grand Crù Louis Jadot 1999 Magnum. Dopo il Pouligny, ha fatto una magra figura, meno fresco, meno corposo, ma soprattutto troppo legno ancora per niente assorbito e, data la scarsa acidità, credo che non lo assorbirà mai. Voto 0

Valtellina Superiore Valgella DOCG Carteria Sandro Fay 2007. Un gran bel nebbiolo, molto buono, fresco e armonico, in bocca è pieno e fruttato, equilibrato. Voto 2

Valtellina Sforzato DOC Ronco del Picchio Sandro Fay 2006. Ancora troppo giovane, è stato un infanticidio. Tannini ancora troppo freschi, anche se si notava una certa eleganza nel vino. Nel senso che non era di quelli Sforzati troppo ciccioni di alcool e di corpo a cui, purtroppo, molti produttori ci hanno abituato. Da ribere tra 5-6 anni. Voto 2

Pomard Ier Crù Les Jarollières 2005 J.M.Boillot. Un grande Pinot Nero. Un naso ampio è dire poco, dal floreale al fruttato, in bocca una bella acidità che non sovrasta il tannino già ben arrotondato. Il vino ha un bel corpo ed è discretamente alcolico. Voto 3

Amarone Bolla 1962. Il vino si sente che è stato un buon vino anche se ormai segnato dagli anni. Voto 0

Amarone Bolla 1969. Questo purtroppo era già andato, non so se per l’annata o per la cattiva conservazione. Fatto stà che è stato l’unico, anche tra quelli a seguire, in cui si è rotto il tappo. Voto 0

Per finire la cena, devo ringraziare un altro caro amico, Teo Favaro, che si è offerto di prepararci i dessert. Anche lui ha dovuto fare i salti mortali per lavorare con la poca attrezzatura disponibile da noi, ma ci ha comunque confezionato dei piatti che, al mio gusto, sono risultati mooolto buoni ed interessanti.

Come predessert ci ha preparato una Crème brülée al rosmarino, un dolce-salato che ha staccato con la cena e ci ha preparato per i gusti più dolci dei veri e propri dessert.

A seguire un Risi e Latte al cardamomo con Crema al Mascarpone e salsa al tè verde. Un dolce molto elegante, equilibrato. La crema al mascarpone, di una bella consistenza vaporosa, per niente stucchevole, ben si abbinava ai risi e latte ed alla salsa al tè verde, acida e forte.

Un ultimo dessert è stato una Spuma di Zabaione al Pedro Ximenes con Coulis ai Frutti di Bosco e Tuille di Mandorle. Un crescendo, bella la successione Teo, di dolce per finire in bellezza la serata. Delicatissimo lo Zabaione e buonissime, nonostante le difficoltà tecniche di realizzarle a casa nostra, le Tuille di mandorle.

Con questi dessert abbiamo bevuto:

AR , Albana di Romagna Passito Riserva 2006 Zerbina. Due bottiglie evaporate. Una freschezza da grande vino del nord, buon corpo e grandi profumi.

Alfred Merckelbach Urziger Würzgarten Riesling Berenauslese 2006. Bevuto dopo l’AR credevo che facesse magra figura, anche considerato il prezzo, invece, la magra figura l’ha fatto l’AR. Profumi profondi ed ampi, pieno di spezie. Acidità mastodontica, corpo pieno ed una lunghezza kilometrica.