Nuova visita, sotto una nevicata imponente, alla famiglia Mazzucchelli.
Il ristorante pare aperto solo per noi, essendo gli unici che, avendo la patente da un qualche annetto, si sono avventurati sulle colline di Bologna sfidando le strade innevate. Tutte le altre prenotazioni sono state disdette in mattinata.
Il sig. Massimo ci accoglie con estrema cortesia e ci fa accomodare.
Il servizio parte subito con un benvenuto della casa composto da uno scampo crudo in brodo di funghi, porcini e ricotta salata. Un piatto molto buono per un abbinamento terra mare già apprezzato altre volte, anche se questa volta è stato forse più apprezzato per la fantastica qualità dello scampo. Le altre volte che avevo assaggiato una combinazione di crostacei e funghi, li ho sempre trovati cotti, i primi, qui, da crudo, immerso in questo brodetto ai funghi, aveva un’eleganza straordinaria.
Chiediamo espressamente un menù di terra, mi rendo anche conto di essere un rompi… , ma Manuela non aveva voglia di pesce e veniamo gentilmente assecondati.
Prima entrè: I colori della rana. Visibilmente il più bel piatto di tutta la serata, consisteva in una “tavolozza” di colori con tante salse che riportavano i vari colori delle le varie razze di rana nel mondo, salse schizzate un po’ alla maniera di Pollock e su ogni colore una tenerissima coscietta di rana. La salsa che più mi ha appagato è stata quella, verde pallido, all’aglio, molto interessante anche quella giallo oro al curry, meno invece quella verde scuro alla rucola.
Seconda entrè: Trippa di fassona in brodo di sedano. Questo è invece, per me, il piatto del buon ricordo. Straordinaria la trippa, tagliata finissimamente a mo di spaghetti, galleggiava in un brodo di sedano con una mirepoix di carote che equilibrava benissimo il grasso della trippa con la sua delicata acidità.
Prima minestra:Agnolotti ripieni di faraona in brodo di faraona e tartufo bianco. A Manuela è stato il piatto che è piaciuto di più. Veramente buono per equilibrio di sapori ed eleganza, il brodo, per nulla grasso, era delicato e saporito. Straordinaria la qualità del tartufo, il più buono mangiato quest’anno.
Secondo primo: Anolini di parmigiano. Un piatto molto piacione,che unisce l’appagamento alla ricerca delle sensazioni. Come ci ha spiegato il Sig.Massimo, gli abbinamenti sono stati una specie di ricerca delle varie stagionalità del Parmigiano inventati sotto forma di sapori. Nel ripieno, insieme al Parmigiano di 24 mesi c’era il sentore della lavanda, che ricordava la freschezza dei formaggi freschi da mangiare, sugli anolini c’erano mandorle tostate e tritate che portavano il pensiero ai formaggi più stagionati, da grattugiare e nel burro del condimento c’era l’odore della noce moscata per fare pensare a quei Parmigiani stravecchi, di rara importanza, che ogni tanto si trovano da appassionati selezionatori.
Per secondo ci è stata servita una Supreme di faraona arrostita perfettamente, carne per nulla stopposa e saporita e pelle croccante su una polentina taragna accompagnata da una padellata di funghi porcini. Un buon piatto, anche se mancante delle emozioni degli altri.
Prima dei dolci, un assaggio di formaggi: Ricotta salata, stagionata sotto le vinacce, delicata e saporita al tempo stesso, ed un assaggio di un erborinato di mucca per il quale sono andato in brodo di giuggiole, solo che mi sono dimenticato di chiedere lumi sull’origine, accidenti!
Come dolce volevo stare sul tradizionale ed ho ordinato una torta di mele, ma anche qui l’Aurora mi ha stupito presentandomi un tris di elaborazioni alle mele che, ognuna delle quali, ricordava in senso e sapore diverso il gusto tradizionale della torta di, mia, anziana memoria.
Piccola pasticceria, notevole, e caffè.
Con due bottiglie di acqua ed una di Riesling Kabinet Trocken Von Schubert del 2007, il conto è stato di € 160,00, spesi benissimo!!!!