31 gennaio 2013

Troisgros


Troisgros
Deviazione gastronomica durante la oramai classica gita di Gennaio in Francia, sulla rotta Bourgogne- Côté Rôtie, si passa da Roanne.
Ristorante classico, con arredo e luci calde e rilassanti. Tavoli ben distanziati. Servizio da scuola alberghiera, voto 10!

Burro
Pane





Scegliamo tutti il menù degustazione.







Benvenuto dello chef, fantastico: pomodorino confit in crosta di sesamo e zenzero. Un classico della maison, sempre ottimo  
 Huîtres en gelée, à la betterave fumée: ostriche appena bollite avvolte in una lamella di rapa rossa su una gelatina di barbabietola affumicata. Che dire, IMHO, il piatto della serata! 
Iodio ed acido, dolce e sapido, un alternarsi di sapori in bocca stupefacente con un equilibrio di gusti perfetto.
 Châtaignes et truffe: un piatto sempre a livelli stratosferici per intensità di gusto, equilibrio dei sapori ed appagamento. Castagne appena bollite e poi saltate in padella e tartufo nero pregiato, conditi con burro salato e castagne grattugiate.
Il problema con questi piatti, così buoni, è che è difficile poi restare a questi livelli.
 Plins aux écrevisses: in questo piatto, pur buonissimo, noto già un leggero calo di equilibrio ed armonia. Plin di chiara origine piemontese con sfoglia e ripieno di carne brasata su un fondo bruno allungato con brodo e plin più francesizzanti fatti da una sottilissima fettina di sedano rapa con all’interno un gambero cotto a vapore ed un accenno di prezzemolo. Ottima materia prima su entrambe le realizzazioni, ma secondo me legavano poco tra di loro.
 Saint-Pierre comme une fleur, au curry: anche qui trovo una dissonanza tra la delicatezza del San Pietro ed il sapore del curry che, secondo me, copriva troppo il sapore del piatto che invece era equilibratissimo con l’agrodolce delle foglioline di cipolle caramellate ai tre sapori ed i grani di melagrano.
 Saint-Jacques  qui << collent à la dent >>: Il piatto in sé è un qualcosa di straordinario per equilibrio di sapori, la foglia di radicchio acidulata e la mostarda di arancia davano il giusto acido per definire il morbido della cappa santa. A me non ha fatto impazzire la sensazione tattile in bocca della gaufre realizzata con l’acqua di cottura del mollusco. Si “incollava” veramente ai denti e non era molto piacevole.
 Carré d’agneau brûlé et épicé: Una costoletta di una qualità stratosferica, ricoperta di spezie tra le quali riconosco il cardamomo, che tra l’altro non amo,  con la sua salsa di cottura, servita con una maionese all’arancia ed un tortino di patate alla crema di patate e lime. Un grande secondo piatto.






 Bons fromages, beau voyage: Un carrello dei formaggi degno di un tristellato francese, non monumentale, ma completo tra tipologie e gusti, da cavarsi la voglia!

 Champs colorés: Una fetta di “melone” realizzata con una gelatina di pompelmo rosa e castagne, un gelato di sedano e bergamotto ed una sablé di meringa e mandorle tostate. Buon dessert, grande mano del pasticcere nel dosare il dolce mai invadente.
 Pétales de chocolat à l’endive: dessert ancora più buono, secondo me, formato da mini baguettes di indivia acidulata al lime, una fettina di banana ed una orecchietta di pasta di cacao al latte. Grande equilibrio e piena armonia. Gelato di pera e zenzero.

Piccola pasticcera: Entre vos doigts! Servita nella hall, tanto bella quanto buona.

Bevuto:
Champagne Gosset Brut millesimato 2002
Champagne Larmandier Bernier Brut
La Landonne Rostaing 1999
Vouvray Moelleux Huet.