Troisgros
Deviazione
gastronomica durante la oramai classica gita di Gennaio in Francia, sulla rotta
Bourgogne- Côté Rôtie, si passa da Roanne.
Ristorante
classico, con arredo e luci calde e rilassanti. Tavoli ben distanziati.
Servizio da scuola alberghiera, voto 10!
Burro |
Pane |
Benvenuto dello chef, fantastico: pomodorino confit in crosta di sesamo e zenzero. Un classico della maison, sempre ottimo
Huîtres en gelée, à la betterave fumée: ostriche appena bollite avvolte in una lamella di rapa rossa su una gelatina di barbabietola affumicata. Che dire, IMHO, il piatto della serata!
Iodio ed acido, dolce e sapido, un alternarsi di sapori in bocca stupefacente
con un equilibrio di gusti perfetto.
Châtaignes et truffe: un piatto sempre a
livelli stratosferici per intensità di gusto, equilibrio dei sapori ed
appagamento. Castagne appena bollite e poi saltate in padella e tartufo nero
pregiato, conditi con burro salato e castagne grattugiate.
Il problema
con questi piatti, così buoni, è che è difficile poi restare a questi livelli.
Plins aux écrevisses: in questo piatto, pur
buonissimo, noto già un leggero calo di equilibrio ed armonia. Plin di chiara
origine piemontese con sfoglia e ripieno di carne brasata su un fondo bruno
allungato con brodo e plin più francesizzanti fatti da una sottilissima fettina
di sedano rapa con all’interno un gambero cotto a vapore ed un accenno di
prezzemolo. Ottima materia prima su entrambe le realizzazioni, ma secondo me
legavano poco tra di loro.
Saint-Pierre comme une fleur, au curry: anche
qui trovo una dissonanza tra la delicatezza del San Pietro ed il sapore del
curry che, secondo me, copriva troppo il sapore del piatto che invece era
equilibratissimo con l’agrodolce delle foglioline di cipolle caramellate ai tre
sapori ed i grani di melagrano.
Saint-Jacques
qui << collent à la dent >>: Il piatto in sé è un qualcosa
di straordinario per equilibrio di sapori, la foglia di radicchio acidulata e
la mostarda di arancia davano il giusto acido per definire il morbido della
cappa santa. A me non ha fatto impazzire la sensazione tattile in bocca della
gaufre realizzata con l’acqua di cottura del mollusco. Si “incollava” veramente
ai denti e non era molto piacevole.
Carré d’agneau brûlé et épicé: Una costoletta
di una qualità stratosferica, ricoperta di spezie tra le quali riconosco il
cardamomo, che tra l’altro non amo, con
la sua salsa di cottura, servita con una maionese all’arancia ed un tortino di
patate alla crema di patate e lime. Un grande secondo piatto.
Champs colorés: Una fetta di “melone”
realizzata con una gelatina di pompelmo rosa e castagne, un gelato di sedano e
bergamotto ed una sablé di meringa e mandorle tostate. Buon dessert, grande
mano del pasticcere nel dosare il dolce mai invadente.
Pétales de chocolat à l’endive: dessert ancora
più buono, secondo me, formato da mini baguettes di indivia acidulata al lime,
una fettina di banana ed una orecchietta di pasta di cacao al latte. Grande
equilibrio e piena armonia. Gelato di pera e zenzero.
Piccola
pasticcera: Entre vos doigts! Servita nella hall, tanto bella quanto buona.
Bevuto:
Champagne Gosset Brut millesimato 2002
Champagne
Larmandier Bernier Brut
La Landonne
Rostaing 1999
Vouvray
Moelleux Huet.