01 giugno 2010

Ristorante Marconi

Quando non te l’aspetti, un semplice pranzo domenicale può diventare una splendida esperienza gastronomica.

Siamo partiti per fare shopping, approfittando dell’apertura domenicale di un centro per l’arredo giardino e terrazze in cui volevamo cercare qualcosa per la nostra terrazza.

Finito il giro, “fortunatamente” inconcludente, è mezzogiorno, allora decidiamo di mangiare qualcosa e ci viene in mente che la Domenica a Bologna i ristoranti sono quasi tutti chiusi.

Dove andiamo?

Pensa e pensa ci ricordiamo che il Marconi poco dopo Pontecchio Marconi è aperto a mezzogiorno della Domenica. Rapida telefonata e, confermato il tavolo, ci mettiamo in macchina.

Non è la prima volta che andiamo al Marconi, ma le altre volte ci siamo andati apposta, con un po’ di aspettative, magari esagerate. Questa volta invece, forse perché soprapensiero, ci siamo andati in rilassatezza.

Fatti accomodare nella prima sala, per quasi tutto il pranzo ci siamo solo noi. L’altra sala, quella con le vetrate, era tutta piena di clienti che avevano, probabilmente, programmato il pranzo con più anticipo di noi.

Dopo una rapida occhiata al menù, decidiamo di provare la proposta dello Chef, Aurora Mazzucchelli, chiamata: …Attimi di cucina …

Mi dispiace per voi, ed un po’ anche per me, ma avevo dimenticato la macchina fotografica in auto e non ho potuto immortalare i piatti. Non riesco perciò a condividere con voi anche il lato appagante della vista.

Un benvenuto della casa: Alici marinate, di una delicatezza fuori del normale.
Servite su un pezzettino di pane abbrustolito erano divine, per gusto e freschezza. Le note del pesce, intatte, erano “aggiustate” dalla marinatura facendo di un piatto così semplice, un vero capolavoro epatico.

Si comincia con: Gamberi rossi crudi con gelato di piselli e salsa di mortadella.
Letto così mi ha lasciato un po’ perplesso, anche quando lo hanno servito, il gelato di piselli era di un colore così vivo, verde pisello, che sembrava artificiale, la salsa di mortadella, così liquida dava una impressione di brodetto, bhò, mi sono detto! Ho assaggiato prima il gelato, Vi è mai capitato di mangiare dei piselli freschi, appena tolti dal baccello? Bhè, il sapore è lo stesso! Mi sono catapultato in mezzo ad un campo pieno di piante di piselli che sgranocchiavo a due mani, come quando ero bambino. A quel punto ho immerso il cucchiaio nel brodo, opss, nella salsa di mortadella ed ho assaggiato. Già quando ho avvicinato il cucchiaio al naso ho sentito salire nelle narici il profumo della mortadella, quella vera, non quella che comperate alla COOP! In bocca poi il sapore era totale. Non sò quale mortadella usino al Marconi, ma a me ricordava tanto quella di Pasquini, un tempo osannato da Slow Food, ora un po’ meno, ma per me, ancora la migliore che abbia mai mangiato. Arrivo poi ai Gamberi rossi, penso siano quelli di Mazara del Vallo. Di solito si riconoscono proprio perché sono ROSSI anche da crudi, questi erano di una freschezza incredibile, la polpa soda ed il dolciastro della carne sobrio ed elegante. Dopo un assaggio selettivo come questo, ho proceduto poi a dare una vera e propria cucchiaiata al piatto, raccogliendo dal fondo la salsa di mortadella, prelevando poi alcuni tocchetti di gambero per finire accarezzando il gelato di piselli. Se le materie prime prese singolarmente erano eccellenti, il concerto di questo “amalgama” era paragonabile ad un opera d’arte.

La seconda proposta: Polpo di scoglio alla brace con olive nere di Ferradina.
Un piatto decisamente buono, frutto di una materia prima eccellente, una cottura perfetta ed un ottimo equilibrio di sapori. Se devo fare un appunto, posso solo dire che, dopo l’acuto della prima proposta, questa non dà le emozioni gustative che mi aspettavo in un “Crescendo”, per dirla in termini musicali.

Terza proposta: Battuta d’oca “razza romagnola” con salsa d’uovo al tè nero Lapsang Souchong. Si ritorna a volare alto. La carne è saporita di suo, non mi sembra con aggiunta di Sali, tutto il condimento è dato da questa salsa, perfetta, fatta con rosso d’uovo e tè affumicato che esprime un valore aggiunto non indifferente. Il sapore della carne si esalta dall’affumicato e dall’uovo. Tempo fa, al Piastrino di Pennabilli, avevo assaggiato per la prima volta il tè Lapsang, ma allora la proposta era sotto forma di una granita che accompagnava un dessert
(
http://vendita-vino.blogspot.com/2010/04/il-piastrino.html ) là il forte sapore del tè copriva il sapore del dessert, qui invece si armonizza perfettamente con il piatto ed esalta il sapore del tutto.

Quarta proposta: Maccheroni al torchio ripieni di anguilla affumicata con ragù di ostriche e salsa di spinaci. Nel piatto si presentano come piccole caramelle, schiacciati ai lati conditi con un ragù bianco di ostriche ed una leggera salsa di spinaci. Maccheroni di pasta all’uovo rimpinzati di anguilla affumicata. Anche qui un grande prodotto, come materia prima, con una affumicatura leggera, non invadente che ben si armonizza con il ragù di ostriche, il pieno sapore del mare! Raggiunta la quota, inizia il volo di crociera!

Quinta proposta: Ricciola in crosta di pistacchi di Bronte e pesto al basilico.
La carne del pesce era perfetta come cottura, tenera, per niente stopposa, il gusto sugoso che ben si armonizzava con la crosta, leggermente croccante dei pistacchi. La salsa di basilico, di solito abbastanza invadente, in questo caso era leggera ed elegante e svolgeva appieno la funzione di valorizzare il piatto.

Sesta proposta: Musetto di maiale “razza romagnola” con agro di rapa rossa e radici.
Altra impennata nel volo epatico della giornata. Il musetto, presentato in listarelle, grasso e dolce come non ne avevo mangiato da anni, l’agro di rapa rossa, agro sì, ma senza esagerazioni, le radici, carote, rape, ed altre che non ricordo, che riportano il dolce in bocca. Un equilibrio di sapori che raramente si riscontra in piatti di così forti contrasti. E’ un piatto per il quale, IMHO, vale il viaggio, se poi si è in zona, sarebbe un peccato mortale non fermarsi qui.

Settima proposta: Costolette d’agnello, erbe aromatiche e carciofi sott’olio.
Comincio con una critica: i carciofi non erano all’altezza del piatto. Sarà che oramai mi sono abituato a quelli della Ciociaria di Agnoni e faccio fatica ad apprezzare carciofi meno saporiti, ma comunque… L’agnello invece era stratosferico, così buono l’ho mangiato solo al Caveau del Teatro a Pontremoli e lì si trattava di un agnello di Zeri, mica pugnette!
J Cottura al rosa perfetta, carne succosa e saporita, di una tenerezza che si sarebbe potuta tagliare con un grissino, se non li avessimo già finiti prima, i grissini!

Ottava proposta: Biscotto morbido di liquirizia con salsa di mango, gelato al finocchietto selvatico e arancio.
Comincia la discesa prima dell’atterraggio. Il biscotto, molto morbido, non mi ha entusiasmato, buona invece la salsa di mango ed ottimo il gelato. Un abbinamento, quello del finocchietto e dell’arancio, curioso ed intrigante, buona l’apertura in bocca e favolosa la chiusura con una bocca asciutta e pulita.

Il maitre, Massimo Mazzucchelli, fratello di Aurora, visto il nostro entusiasmo, ci propone l’assaggio di qualche formaggio selezionato da lui. Si tratta di una piccola selezione di formaggi provenienti dai pascoli degli Abruzzi.
Un caciocavallo stagionato per un anno e poi rinfrescato nel mosto di vino, un vaccino, leggermente erborinato ed un pecorino, sempre ben stagionato.
Come sapete io adoro finire il pasto con il formaggio, da noi si dice:
Da tevla ‘nt livert mai, sla tu bacca lan sa d’furmai. Questi erano veramente unici, tre gusti diversi uniti da una qualità superiore, serviti senza accompagnamento di marmellate o mieli che, anche se ai più piacciono molto, a me sembra che servino per lo più a mascherare la qualità di questo splendido derivato del latte che è il formaggio.

Piccola pasticceria (molto buona), due caffè e due bottiglie di acqua il tutto al prezzo di €.170,00 senza i vini. Una cifra più che adeguata se penso alle sensazioni sublimi che i fratelli Mazzucchelli ci hanno fatto provare.

A questo aggiungiamo una strepitosa bottiglia di Josko Gravner, un Ribolla “Anfora” del 2001 e due calici, abbondanti, di Litra del 1998 per il formaggio, per raggiungere la cifra totale di € 240,00.
Ora che ho controllato meglio il conto mi sono accorto che i due bicchieri di Litra alla fine, sono stati offerti: extra bonus al bravissimo Massimo.

Non so cosa altro dirvi se non che non vedo l’ora di poterci tornare e volare di nuovo con questa stupenda cucina.

Ristorante Marconi
Via Porrettana, 291
40037 Sasso Marconi (BO)

Tel: 051-846216

Email: info@ritorantemarconi.it