14 agosto 2014

Il Capriolino a Vodo di Cadore

Il Capriolino è ricavato in una stanza laterale del più famoso ristorante, già premiato con la stella dalla guida Michelin, Al Capriolo a Vodo di Cadore. E’ stata una scelta commerciale fatta dalla famiglia Gregori che, in questi momenti di crisi economica, li aiuta a continuare ad essere presenti, restando ai massimi livelli, nella realtà gastronomica del Cadore.
La cucina è la stessa del Capriolo, ma i menù sono studiati per essere più semplici ed economici, senza però nulla lasciare alla qualità che rimane sempre eccellente, e le quantità sono più che soddisfacenti.
La carta dei vini è stata studiata per questa realtà in modo più semplice, ma rimane comunque la possibilità di scegliere dalla più ampia ed articolata carta del ristorante maggiore.
Dopo una giornata tra i monti questa nostra visita è stata molto apprezzata perché l’appetito non mancava.
Cominciamo con uno stupendo risotto di Vialone Nano di Grumolo delle Abbadesse con funghi porcini che quest’anno non sono mancati. Riso all’onda come piace a me e porcini in abbondanza.

A seguire io scelgo un piatto classico: Daube di Capriolo con patate al vapore, carne che si disfa in bocca mantenendo il sapore della selvaggina, le patate assorbono il sugo e partecipano al tripudio del piatto.

I miei commensali provano, e mi fanno assaggiare, altri piatti:
Faraona in cacciatora con funghi e polenta di grano saraceno, veramente appagante, saporita e tenera la carne ben accompagnata dai funghi e piacevole la polenta di grano saraceno.

Baccalà mantecato con le verze e polenta, ottimo anche questo piatto, originale per me l’abbinamento con le verze che ben equilibravano il sapore dolciastro del pesce.

Per finire una discreta crema con frutti di bosco.
Abbiamo bevuto un piacevolissimo Friulano di Toros del 2012 che con i funghi del risotto ci stava benissimo ed un vino per nuovo, il Terraforte 2005 del Castello di Lispida, un vino vinificato in grandi tini aperti di legno da uve Sangiovese e Merlot ed affinato in botti grandi. 

Un vino sorprendentemente piacevole con buoni tannini ben levigati ed un bel corpo, molto lungo al palato.

Visto l’ambiente, il servizio e soprattutto la qualità della cena, la spesa di € 225 in cinque, compresi i vini, l’acqua ed i caffè, è, a mio modesto parere, veramente accessibilissima.

13 agosto 2014

Dolada Agosto 2014

Sul versante del monte Dolada, proprio sul lago di Santa Croce, questo tranquillo albergo a Plois D’Aalpago ha un bellissimo ristorante, da oltre 90 anni di proprietà della stessa famiglia.
Arriviamo in un giorno uggioso, come quasi tutti quelli di questa estate, e veniamo accolti con molto garbo da maitre, ci fanno accomodare su un tavolo di fronte ad una finestra che da sulla valle e sul lago e rimpiangiamo il fatto che non sia una bella giornata perchè il panorama sarebbe stato stupendo.
Scegliamo un menù chiamato “I Classici”, non conoscendo la cucina di questo ristorante ci è sembrato una buona maniera per fare una esplorazione.
Cominciamo con lumache gratinate ai fiori delle dolomiti, un pò pretenziosa la presentazione con tanto di zocco di legno e ramo di pino, ma il piatto devo dire che era veramente squisito. Le migliori lumache che mangiavo da un bel pò di tempo.

In attesa della seconda portata lo chef ci omaggia di un assaggio di una minestra di riso di Grumolo dell’Abbadesse con olio del Garda molto interessante, anche se, a mio giudizio, un pelo scotto il riso.

Proseguiamo con il primo, una Carbonara scomposta con uovo in camicia, bacon a fette croccante e neve di parmigiano. Piatto già visto ma ben eseguito, d’altronde, se fà parte dei “Classici”, è lecito supporre che sia in carta da diverso tempo.

Il secondo è composto da alcune fette di peperone arrostito e spellato, dolce e saporito, saltato in padella con cipolla che accompagnava la tagliata di manzo al sentore affumicato. Qui l’astuzia dello chef ha fatto di un buon piatto un piatto intrigante. La carne era cotta perfettamente con la parte esterna perfettamente croccante, ma in sentore di affumicato faceva sorgere il dubbio sul tipo di cottura, in quanto una affumicatura non avrebbe lasciato la parte esterna così ben arrostita. L’arcano ci viene svelato dal gentilissimo maitre, facendoci notare il truciolo che ardeva tra i due piatti di portata che dava al piatto questo sentore affumicato.


Per finire uno zabaione con frutti di bosco ben fatto ma poco entusiasmante.

Con una bottiglia di un poco entusiasmante Pinot Nero italiano abbiamo speso € 180 in due, un prezzo che, anche se nel complesso siamo stati bene, ritengo un pelo eccessivo per il nostro pranzo. Resta comunque una valida sosta nel caso si transiti per quel territorio.