07 aprile 2008

Vinitaly 2008

Siamo tornati, dopo l'assenza dello scorso anno, al Vinitaly a Verona.


In questo Vinitaly dei "veleni", abbiamo fatto una toccata e fuga. Purtroppo gli impegni di lavoro non ci hanno permesso una visita più approfondita.


L'impressione è stata di un certo "nervosismo" tra gli operatori, dovuto più che altro alle notizie apparse sui giornali opera di un certo "Giornalismo sensazionalistico" che cerca più la notizia per riempire le pagine dei giornali, che il serio approfondimento sul problema.


Tirare fuori notizie generalizzanti che spargono sterco sul prodotto Made in Italy proprio durante una manifestazione internazionale così importante, non mi fà pensare ad altro.

Le truffe ci sono sempre state, sia in Italia che nel resto del mondo, scriverne, proprio durante il Vinitaly, in questo modo sensazionalistico ed approssimativo, mi ricorda uno spettacolo di Aldo, Giovanni e Giacomo, quando il Giacomino impersonava il tale Tafazzi che si dava le martellate sugli zebedei.


Copio ed incollo un intervento di un amico esperto biochimico:

Articolo: "I due acidi, assieme alle altre sostanze cancerogene, non uccidono subito, ma lo fanno progressivamente, in modo subdolo."



A parte che non si capisce di quali sostanze cancerogene parli, 'sta storia degli acidi che "uccidono progressivamente, in modo subdolo" è una cagata pazzesca. O ti bevi l'acido puro e muori QUASI subito tra atroci sofferenze ustionandoti le viscere, oppure (come sarebbe questo caso) hai i prodotti di neutralizzazione dei suddetti acidi, cioè cloruri e solfati. Non mi risulta che la pasta al sugo uccida progressivamente, né la birra di Burton-on-Trent. Alcolismo a parte.



Articolo: "L'acido cloridrico, comunemente chiamato acido muriatico, può provocare profonde ustioni se finisce sulla pelle, se ingerito è devastante."



Sì, certo, puro. Ma nel vino non sarà mai puro. Se lo diluisci troppo poco, rendi acido il vino e comunque non lo berresti. Se lo neutralizzi, lo rendi salato, e idem.

Do la mia interpretazione ai fatti. Si tratterebbe, da quanto ho capito, di un caso di sofisticazione in cui si è voluto aggiungere saccarosio. Perchè questa non venisse scoperta, si è convertito il saccarosio in glucosio+fruttosio. Questa operazione si fa normalmente con acidi (o con enzimi), i suddetti cloridrico o solforico. Si ottiene il cosiddetto "zucchero invertito", ingrediente comunissimo in pasticceria senza che nessuno abbia mai (giustamente) avuto nulla da ridire. A questo punto si è usato lo sciroppo ottenuto per edulcorare il vino. Se le cose stanno così, si tratta di un grave caso di frode, ma non ci sono pericoli per la salute.

Quanto a "concimi e fertilizzanti" (chissà che differenza c'è...), non mi esprimo perchè l'articolo non dà nessun elemento (tipo quali sarebbero, perchè metterli nel vino, eccetera).


Per quanto invece concerne la faccenda del Brunello, tagliato con vitigni internazionali, è storia vecchia.

Da sempre si sà che il mercato predilige vini "piaciosi" e da sempre si sà che il Brunello è tutto tranne che "piacioso".


Il cercare di rendere un vino più apprezzato dal mercato internazionale è un obbiettivo che i grandi (inteso come numeri di bottiglie prodotte) produttori hanno da sempre perseguito.

Il fatto di farlo al di fuori della legge è sì una notizia, ma che si poteva dare anche in un altro momento, IMHO.


Tornando a Vinitaly, vi riporto alcune note, molto sintetiche, dei vini assaggiati così di corsa.


Valtellina: Allo Stand di Nino Negri, c'era la solita ressa, perciò siamo riusciti ad assaggiare solo il Sassella Le Tense 2004, buono, elegante come al solito, buoni profumi e tannini ben levigati.

A fianco c'era lo Stand di Sandro Fay, deserto (misteri del marketing), siamo perciò riusciti a degustare quasi l'intera produzione:

Nebbiolo 2006, appena imbottigliato apposta per il Vinitaly, ancora leggermente tannico, ma comunque elegante e con un ottimo bouquet.

La Faya 2005, nome di fantasia per questo blended da uve Nebbiolo, Merlot e Shiraz, un vino facile, profumato, morbido, un bicchiere leggero ma piacevole.

Sassella Il Glicine 2005, un vino più sul fruttato, un pò meno acido dei seguenti, ma con una estrema pulizia.

Valgella Cà Morei 2004, grande Valgella, un bouquet ampio e netto, grande pulizia sia al naso che in bocca, molto elegante. A seguire abbiamo assaggiato il 2005, pure questo molto buono, anche se sembrava un pò "cotto", se mi passate il termine, forse dovuto all'annata più calda.

Valgella Carteria 2004, come per il Cà Morei, il tutto con una piacevolezza se si può maggiore, lo stesso si può dire per l'annata 2005.

Sforzato Ronco del Picchio 2004, Non poteva sbagliare e non lo ha fatto, nonostante la potenza, rimane comunque l'eleganza la caratteristica dei vini di Sandro Fay.


Abbiamo poi assaggiato qualcosa da Rainoldi, ma sia il Grumello che il Sassella avevano la sensazione di vini poco puliti.


Una capatina in Franciacorta per pulirci la bocca ci ha portato allo stand di Vezzoli dove abbiamo assaggiato il Brut, forse ancora più buono del solito, un poco sottotono invece ho trovato il Saten ed il Rosè.


Ci siamo poi spostati in Veneto per assaggiare la produzione di Gino Fasoli, produttore biologico da tanti anni recentemente passato al biodinamico senza però pubblicizzarlo troppo.

Soave Borgoletto 2007, vinificato in acciaio, solita espressione floreale, buon bouquet, vino molto equilibrato, molto piacevole.

Liber 20004, Mosto fiore di Garganega raccolta ai primi di Settembre, pigiatura effettuata con la sola forza di gravità. Una buona acidità che gli consentirà un lungo affinamento, a me non è piaciuto molto sopratutto al naso, poco ampio.

Soave Pieve Vecchia 2005, uve raccolte in tre tempi per cogliere la giusta maturazione dei grappoli, colore dorato intenso, corpo pieno, acidità non troppo elevata. Il 2006 assaggiato dopo aveva un colore pù verdognolo, ma un bouquet più floreale ed una acidità più elevata, IMHO più elegante e piacevole.

Valpolicella 2006, metà in legno, metà in acciaio, un colore rosso rubino brillante, bel bouquet di frutta fresca, in bocca tannini levigati e pronto.

Valpolicella Ripasso 2004, legno grande, morbido e piacevole, un bel vino.

Amarone 2003, colore scuro, ma brillante, profumi di frutta matura, senza essere marmelattosi, buon corpo, un vino molto corretto.

Amarone Alteo, da uve Corvina ed un pò di Corvinone. Uva surmatura e poi appassita, un amarone atipico, con un residuo zuccherino che si fa notare, su una fascia di prezzo forse un poco elevata.


Siamo poi passati ad assaggiare i vini selezionati da Pevarello.

Tenuta Kornell Sauvignon Cosmas 2007, sembrava di bere il La Foa, una tipicità spinta ai massimi, un vino perfetto, IMO farà parlare di sè.

Sempre di Kornell il Gewurtztraminer Damian, all'opposto quasi atipico. L'aromaticità appena percettibile, secco, si faceva fatica a battezzarlo un gewurtz.

Meroi Chardonnay 2006, il legno si sente eccome, ma è ben dosato e di qualità, un grande Chardonnay.

Poully Fumè Pabiot 2006, un vino base, che ha dalla sua un buon rapporto qualità prezzo, ma sinceramente da un Poully mi aspettavo qualche cosina di più.

Serro 2005 Az.Il Mottolo, 60% Merlot, 25% Cabernet Franc, 15% Cabernet Sauvignon, vino piacevole, da bersi anche subito.

Sassonero 2006 Cà Lustra Villa Alessi, Merlot in purezza. Pronto ma con possibilità di affinare ancora per qualche anno. Un buon bicchiere di vino per coloro a cui piace il Merlot.

Kornell Cabernet 2005, faccio fatica ad apprezzare in pieno i vini rossi alto atesini che non siano gli autoctoni, sono talmente buoni che mi fanno pensare agli originali Bordolesi ed a questi paragonarli. Questo ha un colore granato scuro, brillante, in bocca il peperone spunta prepotente, i tannini cono ben equilibrati con la parte morbida del vino, un bel vino, che però lascia sempre un però...

Sassotondo 2007, gran bel frutto, un vino piacevole anche se molto, troppo facile.

Riserva San Lorenzo 2005, il ciliegiolo, IMHO, non è vino da Riserve, come è piacevole fresco e fruttato, così si confonde nella massa dei vari vini toscani affinati in botti quando è in questa versione.

Rosso di Montalcino Il Poggiolo - Terra Rossa, un buon rosso, ma senza infamia e senza lode.

Brunello di Montalcino Il Poggiolo - Terra Rossa, un buon Brunello, semplice, ma con un buon corpo ed una piacevolezza di tannini, ben levigati, che non ricordavo da tempo sui Brunelli.

Merlot Badie Filip Miani, che dire, il nome incide sulla descrizione, ma il vino è veramente grande. Un Merlot di rara eleganza che rifiuta il piacioso tipico della tipologia, per fare uscire un vino di altra categoria.

Champagne Diebolt - Vallois a Cramant, villaggio nel comune di Epernay, famoso per i suoi Chardonnay. il Brut base non mi fà impazzire, anche se sò che a qualcuno, amante di certi tipi di ossidazioni, può piacere, il Blanc de Blancs è decisamente superiore, fine ed elegante, si fa perdonare l'orribile etichetta!


Un salto da Elio Altare non poteva mancare, i suoi vini mi fanno impazzire, perciò vi dico solo che ho assaggiato solo i base, il Nebbiolo, il Dolcetto ed il Barolo, non c'è pezza, non sbaglia mai.


Sempre in zona abbiamo assaggiato un piccolo produttore di Soave, Tamellini, due fratelli che lavorano prima di tutto in vigna, lo si capisce dalle loro mani. Il prodotto che ne traggono è veramente molto valido, sia il base che il Le Bine de Costiola, sono vini notevoli, soprattutto il Le Bine, da viti di 40-50 anni raccolti in più passaggi fino alla vendemmia tardiva. Il Recioto poi ha un chè di incredibile per complessità, ampiezza e persistenza.


Visto che era lì vicino abbiamo sentito anche i vini di Antonio Terni, Le Terrazze.

Rosso Conero 2006, buona base, ma ancora molto indietro nell'affinamento.

Sassi Neri 2004, un grande Montepulciano, già pronto, ma capace di un ulteriore affinamento, grande equilibrio con un bel corpo. Il 2005, che uscirà in autunno è comunque pronto , forse dipendente dall'annata più calda.

Vision of J.(ohanna) 2004, selezione di Montepulciano in purezza, non per niente è una selezione, qualitativamente il suo miglior vino.

Chaos 2005 uvaggio di Montepulciano e Merlot, un bel colore ed un bouquet ampio e consistente. In bocca è molto piacevole.

Chaos 2004 al blended è aggiunta anche una piccola parte di Shiraz che non c'è nel 2005 perchè non era venuto bene. Forse più pronto del 2005, sicuramente più elegante ed armonico.

Planet Waves Montepulciano e Merlot, un vino fatto su richiesta e firmato da Bob Dylan, ma che IMHO non stà alla pari con gli altri migliori di Antonio Terni.


Abbiamo poi fatto una carrellata di Morellino di Scansano, presso il Consorzio dei Produttori, ottimo modo si assaggiare parecchi vini senza perdere troppo tempo.

Per brevità allego al nome del vino solo una votazione da 1 a 10.


Belguardo, Mazzei 6

Ghiaccioforte, Romitorio 7

Col di Bacche, 8

Colli Ucellina, La Selva, 9

Petramora, Tenuta Petramora, 4

Colle Spinello, 6

Poggio al Lupo, 8

Roccapesta , 7

Marteto, Bruni, 5

Podere 414 , 6

Poggio Nibbiale, 7


Altra carrellata per quanto riguarda la Liguria


Pigato:

Valle Ponci 5

Noberasco, 4

Aimone Giobatta, 7

Ramoino, 7

Cygnus Poggio Gorleri, 7

Cascina Praiè, 6


Cinqueterre:

Forlini Capellini, 4

Burasca, 7

La Polenza, 6 1/2

Poduttori 5terre Costa de Campu, 5

Buranco, una etichetta che non conoscevo (l'etichetta, non il produttore), 6


Ultimo padiglione visitato il Friuli

Su consiglio di PPP abbiamo assaggiato i vini di:


Simon di Brazzan, giovane produttore di Brazzano di Cormons

Pinot Grigio una macerazione di tre giorni sulle bucce dà al vino un colore intenso, quasi rosato, il vino è piacevole, fresco e con un bel bouquet.

Blanc di Simon, Tocai, grande naso con un bel colore paglierino con virate al verdognolo, in bocca è pieno e molto piacevole.

Malvasia, stesso colore del tocai, peccato per un pò di ridotto al naso, in bocca è comunque piacevole.

Pinot Grigio Magnum, lo stesso della 0.750, ma solo per questo tipo di imbottigliamento la macerazione sulle bucce è durata 18 giorni, quindi una vinificazione quasi "in rosso". Molto particolare il vino, ma piacevole anche questo, con un pò di corpo in più, facile farlo andare a tutto pasto.

Cabernet Franc, ancora molto giovane, un vino semplice che fra qualche anno darà il meglio di sè.

Merlot, prova di vasca, è il vino top dell'azienda, colore rubino molto scuro, grande corpo e dotato di una notevole struttura. veramente valido.


Bracco Elisabetta, anche questa una giovane produttrice di Brazzano, fà un vino, Ultimo (è il nome del vino) , da uve Tocai provenienti dall'ultimo vigneto di Tocai del 1946, veramente interessante. Questi Tocai, che oramai purtroppo non si possono più chiamare così, sono tornati ad essere il fiore all'occhiello dell'enologia friulana. Grandi profumi, grandi estratti, grandi vini.

Bracco Bianco, un uvaggio da uve Tocai e Sauvignonì con una notevole aromaticità, buona struttura e buon corpo, veramente piacevole.

Pinot Bianco, un vino ben fatto, ma che non ha particolari distinzioni da altri ottimi Pinot Bianco prodotti in zona.

Refosco dal Peduncolo Rosso, campione dalla vasca, molto piacevole, se non perde in freschezza, è un gran bicchiere di vino.


Per finire abbiamo assaggiato i due vini prodotti dall'azienda Zuani. Tutti e due uvaggio di Chardonnay, Pinot Grigio, Sauvignon e Tocai, uno fa solo acciaio, l'altro fa un passaggio in legno piccolo. Un bouquet ampio per entrambi, particolare freschezza per il primo, mentre un legno molto ben amalgamato per il secondo. Una produttrice molto interessante da seguire.


Giunti a questo punto, Manuela era stanca morta e perciò ho salutato Sandro, che ci aveva raggiunto nel pomeriggio e con il quale mi scuso qui per averlo lasciato da solo, ma come saprete quando una donna è stanca, diventa noiosa, e ce ne siamo tornati a casa, passando però prima da Perbellini a Bovolone a comperare un pò di sfogliata che nei prossimi giorni ci addolcirà le cene in Enoteca.


Ciao Stefano




04 aprile 2008

ADDIO COSE BUONE DALL' ITALIA



Ennesimo boicottaggio del "FARE ARTIGIANALE"




Non ostante la dura lotta in difesa dei prodotti tipici di alcuni anni fà,l'Europa continua a combattere l'artigianalità, e la bontà, dei prodotti tipici italiani.




Proprio oggi ho avuto un colloquio con il Sig. LorenzoD'Osvaldo da Cormons , artefice di uno dei più buoni prosciutti della nostra penisola e mi ha riferito che purtroppo stà passando attraverso le forche caudine della burocrazia europea e di conseguenza di quella italiana.




Causa una denuncia di un non ben precisato concorrente, grande industriale, si è ritrovato tra i piedi gli ispettori di Bruxelles che gli stanno contestando il suo modo di stagionare i prosciutti.




Come prima conseguenza, per la produzione del 2007, invece che essere affumicata nel piccolo affumicatoio di famiglia, usato da decenni, con le erbe aromatiche tipiche del Collio come da sempre aveva fatto , ha dovuto commissionare l'affumicatura ad un laboratorio esterno, sempre che gli ispettori non vadano poi a bloccare anche questo.




Ulteriore obiezione che gli è stata mossa è stata quella di fare asciugare i prosciutti all'aria fresca di Cormons invece di usare ambienti con aria climatizzata che ricircola nell'ambiente.




Ora io mi domando: E' mai possibile che in nome di una millantata igiene si distrugga un patrimonio culturale e gastronomico che ci invidiano in tutto il mondo?

Dico millantata, perchè la pulizia e l'igiene del magazzino di D'Osvaldo non è messa in discussione, ma quello che è messo in discussione è l'aria delle colline del Collio.




Chi conosce il prosciuttificio di D'Osvaldo sà benissimo che è situato al confine con le vigne e le colline che circondano ad anfiteatro il paese di Cormons. Lo smog e l'aria inquinata delle nostre città non hanno niente a che fare con l'aria di queste colline friulane. Come si può richiedere di fare stagionare i prosciutti in una cella climatizzata e mantenere la tipicità dei prodotti. Tanto varrebbe stagionarli a Roma o Milano, l'aria della cella rimane sempre quella.




Se questa interpretazione burocratica dovesse diffondersi, diremmo addio alla qualità dei prosciutti italiani, sia quelli friulani che quelli di Parma, ricordo ancora la bellezza delle centinaia di prosciutti appesi nelle corti dei prosciuttifici di Langhirano, che quelli di tutte le altre zone DOP per la produzione del Prosciutto tipico di qualità.




E' mai possibile che la burocrazia non riesca a capire la differenza che c'è tra una produzione industriale ed una artigianale?

Che non riesca a capire che la cura che ci mette un produttore industriale non sarà mai attenta come quella di chi produce poche centinaia di prosciutti all'anno?




E allora perchè richiedere sistemi di produzione che mettono sì al riparo da eventuali errori di attenzione da parte degli addetti, ma che snaturano i prodotti estirpandoli dal legame con il proprio territorio. Questi prodotti sono ormai talmente rari e di ricerca che un consumatore deve farsi in quattro per trovarli ed allora perchè si vuole distruggerli?




Con questo sfogo ho voluto mettervi a conoscenza della situazione.




Io credo che se ci si muove, ognuno nel suo ambiente e se qualcuno conosce anche qualche media che possa farne un movimento a livello nazionale, come a suo tempo fu fatto a difesa del formaggio di fossa e del lardo di colonnata, forse riusciremo a salvare la tipicità di queste piccole produzioni artigianali che fanno grande il patrimonio gastronomico italiano.




Coraggio MUOVIAMOCI!!!




Stefano