22 novembre 2011

Un altro compleanno a Le Giare!!!!

Festeggiamo per l’ennesima volta il mio compleanno, che noia!!!

Per fortuna c’è sempre l’amico Claudio de Le Giare che ci ospita presso il suo ristorante, cosi ne approfittiamo per provare il nuovo menù invernale.

Come al solito diamo mano libera ad Omar e la scelta è appagante!

Cominciamo con un benvenuto: dalla cucina ci arrivano tre chicche dedicate al luogo in cui ceniamo, inteso chiaramente come territorio... si tratta di una vera e propria dedica !!!

Nel bicchierino una fonduta con Scalogno di Romagna D.O.P., molto buono, unico neo, il cucchiaino era troppo grande per il bicchierino, ma la nota inventiva di cui sono dotato, ha subitamente rimediato, basta girare il cucchiaio ed usare il manico! J
Uno Squaquerone assoluto su Saba, uno squaquerone diventato burrata, pelle esterna che contiene il morbido cuore dello squaquerone, acidità dello stesso che contrasta il dolce della saba, a sua volta acida.
Gelato di pecorino con sopra una grattugiata di pecorino di fossa, a mio gusto il migliore dei tre appeteizer! Qualità elevatissima del fossa, non per niente Sogliano e Roncofreddo sono ad un tiro di schioppo, piacevolissima la consistenza in bocca e la scioglievolezza dell’insieme.

Si prosegue con Lupini e Lupini, zuppetta di pavarazze (lupini appunto) con lupini appena scottati, stuzzichevole come non mai, leggermente piccante. Appagante

Ancora: Triglie con erbette uso casa mia versione 2050..., erbe amare spontanee Stufate appena, aglio croccante e salsa di erbette. Qualità del pescato notevolissima, sapore del piatto perfetto, equilibrato e, nuovamente, appagante.

Seguono Calamaretti dalla punta affumicati con battuto di Gratén. Delicato ma saporito il calamaretto, intrigante il battuto di pomodori gratén, a ricordate il celebre contorno e grattugiata di provola affumicata da Omar che ben si abbina al sapore del pescato.

Bollito croccante con giardiniera nostrana e salsa verde. Mi ricorda tanto, nei sapori, il piatto che faceva la mia mamma la Domenica. Qui però il pensiero è tutto sul quinto quarto, come si trova in tanti altri ristoranti di fama.Con la carne insaporita da un po’ di sale grosso, la salsa verde e la giardiniera di verdure, fresca e croccante. Tecnica certosina nel saper dare la giusta cottura a tre tagli differenti come l'animella e la lingua di vitello, il cotechino di mora e la testina sempre di vitellone.

Un nuovo piatto, molto intrigante: Sottobosco, passeggiata nell’entroterra, quota 1000 metri. Una declinazione in varie consistenze di funghi e frutti del sottobosco. Bella la presentazione, tanto stuzzichevole già alla vista che mi sono ricordato poi di fare la foro! Forse il piatto della serata. Con funghi porcini, funghi galletti, lamelle di castagne, caramella balsamica, croccante di pinoli, cialda di liquirizia e un sentore di pino silvestre che ti introduceva solo all'olfatto a tutti gli effetti in un bosco dopo il temporale.

Si continua con Minestra con le Seppie e Tortellini Mignon. Buon piatto che paga la presentazione dopo la Passeggiata. Buono di sapore, ottimi i “tortellini neri”, equilibrato nel gusto con le seppie a cubetti abbrustolite.

Altro primo i Lunghetti, una specie di strozzapreti con un impasto alle olive dei tenimenti di famiglia che Omar ha messo sotto sale con finocchietto ed arancio, su un letto di cavolo nero e conditi al cacio e pepe. Un piatto relativamente semplice, ma di grande gusto ed appagamento.

Come carni, una costoletta di Maialino Nero del Brisighellese, prima cotta a bassa temperatura, poi resa croccante al profumo di mandarino ed un Agnellino al Sangiovese Chinato dove il sapore della spezia, amarevole, bilancia il tendente al dolciastro dell’ovino. Senza tema di ripetizioni, straordinaria la qualità delle materie prime.

Si finisce con un dessert a base di caffè, cioccolato e cardamomo che ha suscitato discussioni al tavolo sulle materie impiegate, non certo sulla qualità dello stesso.

Piccola pasticceria con praline varie, su tutte una al pistacchio, da urlo.

Bevuto:

Champagne Selosse Initiale
Bourgogne Blanc Leflaive 2007
Clos de Lambray 2004
Richebourg DRC 2000

Birra artigianale (non assaggiata)
Gin tonic finale (bevuto dagli altri! J )

Selosse: fragrante e generoso, col tempo evolve e dai lieviti passa ai frutti maturi e selvatici.

Leflaive: fresco, giovane ma con un legno già ben integrato e non invadente, io ho trovato agrumi, mela, pera, ma anche una nota di burro e di vaniglia, forse dovuta al legno.

Clos de Lambray: aperto all’ultimo momento, ha bisogno di un po’ di moine per aprirsi bene, poi ecco un esplodere di erbe aromatiche e frutta nera con una complessità sempre più vasta. In bocca è lungo e giustamente tannico, anche se i tannini sono decisamente morbidi.

Richebourg: pur essendo stato aperto appena arrivati, era ancora molto chiuso, sia al naso che al palato. Dopo un paio di ore ecco le prime note di fargole e di viole, un po’ di spezie. In bocca i tannini, dapprima un po’ spigolosi si fanno via via più setosi e la mineralità del vino domina sopra un frutto ben dosato. Un vino potente, ma al tempo stesso elegante e fine. Peccato che quando è arrivato a dare questo, la bottiglia fosse finita!

Grande serata, per cibo e vini, ma soprattutto per l'amicizia che ha legato il nostro tavolo anche con chi quella sera ha dovuto lavorare!