24 novembre 2008

Perbellini Isola Rizza



In occasione della vicinanza delle date di compleanno, mia, di Manuela e di una cara amica di Gorle, abbiamo deciso di trovarci a metà strada per un pranzo celebrativo.

Arrivo ad Isola Rizza alle ore 13.00, puntuali, veniamo accolti gradevolmente dalla gentilissima signora Paola che ci fa accomodare in una piccola sala con altri quattro tavoli, solo due occupati.


Noi, da bravi usnettari arriviamo preparati, infatti abbiamo controllato le carte del ristorante sul suo sito tante di quelle volte che oramai lo sappiamo a memoria.

La signora Paola, ci propone il menù degustazione proposto dallo chef, che cambia tutti i giorni, noi accettiamo, chiedendo se fosse possibile inserire qualche piatto che ci ispirava particolarmente, cosa prontamente accettata nella comanda. Questa cosa mi ha colpito, perché sempre più spesso si incontrano ristoranti che NON accettano variazioni o, cosa che mi disturba ancora di più, obbligano TUTTI i commensali a mangiare le stesse cose. Politica che posso capire, ma che non giustifico, soprattutto in un grande ristorante.


Partiamo con il piatto forte:

Wafer al sesamo con tartare di branzino, formaggio all’erba cipollina e sensazione di liquirizia.

E’ forse il piatto che più di tutti ha fatto conoscere la cucina di Giancarlo Perbellini in Italia, a parte che la presentazione è molto bella, la cosa che più mi è piaciuta è stato l’equilibrio di sapori in cui nessuno prevaricava l’altro, ma tutti erano piacevolmente ben presenti.


Siamo a pochi kilometri da Isola della Scala, patria del Vialone Nano e perciò non potevano mancare piatti con questo ingrediente,

Il primo:

Ravioli farciti di Risotto, con salsa al tartufo.

Un buon risotto presentato in una forma nuova, quella del raviolo che conteneva il risotto, al mio gusto è sembrato un ottimo risotto alla parmigiana, Il tutto su una salsa che mi sembrava una crema di Parmigiano con un buona grattugiata di tartufo bianco, ben maturo e profumato.


Il secondo:

Risotto mantecato alla cannella e Parmigiano con ragù di maialino allo spiedo

Esecuzione del risotto perfetta, all’onda. Anche in questo piatto ho trovato un grande equilibrio di sapori, armonici e ben bilanciati, il maialino poi, con piccole parti di cotenna croccante, ha esaltato il suo sapore con il profumo della cannella.


Tra gli altri piatti serviti faccio menzione di questi:

Gamberone dorato su castrature di Sant’Erasmo croccanti, finferle, olio al rafano e gelatina d’Aperol

Dalla descrizione eravamo un po’ perplessi, erano le componenti rafano e aperol che non ci convincevano, ma CVD (come volevasi dimostrare) ci sbagliavamo. Il fritto dei gamberoni e dei carciofi, pur se delicato, sempre grasso, si equilibrava benissimo con il “piccante” dell’olio di rafano e con l’amaro-dolce dell’Aperol. Un piatto che porterò a memoria per molto tempo.


Guanciale di vitello brasato e scaloppa di foie gras, purè di patate e porri fritti.

Grande esecuzione di un piatto più “Normale”. Qui non si è voluto stupire con “Cose che voi umani non potete neanche immaginare”, ma con la semplice presentazione di una materia prima straordinaria eseguita

con gusto tradizionale. La semplicità del piatto è stata esaltata dal contorno, pur povero, ma sempre buonissimo.


Per finire gli altri commensali hanno approfittato del mastodontico carrello dei dolci, io ho preferito un assaggio di formaggi, veramente di grande qualità.


Abbiamo bevuto, scelti da noi:

un ottimo Magnificentia di Uberti S.A.

un grandissimo Clos de Beze di Rousseau ‘01

un appena sufficiente Vouvray Le Mont Molleux di Huet ‘96


Per finire, mi viene spontaneo un paragone con un altro grande ristorante visitato il giorno prima:

Due modi di affrontare la cucina completamente differenti:


Sperimentativa e con una ricerca, quasi maniacale, del nuovo, quella di Alajmo, sempre in discussione con se stesso e con i suoi commensali.


Più concreta, legata al territorio ed equilibrata quella di Perbellini.




A mio gusto preferisco la cucina di Perbellini, giudizio però dovuto forse all'ottimo vino che ha accompagnato il pasto, se devo proprio fare una critica agli Alajmo brothers, come li chiama Sararlo, è proprio data alla cantina, che, forse per motivi professionali, non mi ha colpito più di tanto.


Sapete, da noi si dice:

Se mangi bene e bevi così così, sei stato così così.

Se mangi così così e bevi bene, sei stao bene! :-)))