03 maggio 2012

Un primo Maggio da ricordare!

In occasione del compleanno di un caro amico, ci si ritrova a casa del festeggiato che per l’occasione dà fondo alla sua cantina.
Nell’attesa che tutti i convitati arrivino all’appuntamento si comincia a stappare:
Sullali, Franciacorta DOCG a fermentazione ancestrale. Non so se lo si possa definire un Franciacorta, anche se ha la DOCG. Bel perlage, finissimo, ma brevissimo nel bicchiere. In bocca invece continua, elegante e fine. Il metodo di rifermentazione, che la moda chiama “Ancestrale”, è quello usato dai contadini del bolognese per produrre vino frizzante. Frizzante appunto, non spumante . Si imbottiglia in inverno quando il freddo ferma la fermentazione ed in primavera questa riparte in bottiglia producendo il fenomeno della presa di spuma. In questo caso il prodotto ha una classe notevole, visto le uve utilizzate, ma se uno pensa di bere Franciacorta, può rimanerci male.





Una chiacchiera tira l’altra e gli amici ritardano ancora. Il discorso passa sul prosecco ed il padrone di casa non si lascia sfuggire l’occasione di farci assaggiare la sua ultima scoperta del genere.
Giordano Nardi produttore in quel di Conegliano. La quasi totalità delle uve prodotte và a contribuire alla fama della Carpenè Malvolti, ma le uve migliori le vinifica ed imbottiglia in proprio, senza troppi formalismi sull’etichetta, infatti credo che non siano neppure in commercio, le vende solo in cantina. Già qui si fa confusione tra Brut ed Extra Dry !
Comunque un buon prodotto, bella la nota mandorlata ed aromatica, non tanto secco per essere Brut, ma neppure con un residuo tale da poter essere definito Extra Dry. Per quello che costa un ottimo prodotto.









Arrivati tutti gli ospiti, cominciamo a stappare per davvero.
La scusa sono alcuni stuzzichini e qualche fetta di mortadella di Pasquini per cui si aprono due bottiglie, alla cieca come saranno poi tutte le bottiglie del pranzo/degustazione, di bollicine.

Il primo, colore oro carico, al naso un po’ chiuso ma con una piccola nota ossidata, si rivelerà poi caratteristica, in bocca una apoteosi di sapori, caldo e ampio, ma con una freschezza e persistenza inusitate.

Il secondo con un colore più scarico, paglierino , quasi verdognolo, quando ci dicono essere un 1996, quasi non ci crediamo. Bel naso, con crosta di pane sopra tutto. In bocca è piacevole e beverino, un classico da aperitivo, DOPO aver assaggiato il primo. 
Si scoprono le carte e:



Bollinger Grande Annèe 1996 il primo

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1996 il secondo.

La gentile signora nostra ospite porta in tavola dei deliziosi Casoncelli alla Bresciana e si parte con la prima batteria di bianchi.
Il primo dal colore giallo paglierino con evidenti riflessi verdognoli, un naso un po’ chiuso, forse anche per la temperatura di servizio, in bocca una bella freschezza ed una persistenza infinita.
Il secondo già più carico nel colore, con una nota boisé abbastanza importante. In bocca è più rotondo e caldo, il legno è  evidente, pure troppo, anche un po’ più corto.

Per il terzo si ripete l’esperienza iniziale, con più grassezza ed un po’ meno persistenza.
A carte scoperte:








Chevalier Montrachet 2002 Domaine Laflaive il primo
Corton Charlemagne 2002 Domaine Bonneau du Martray il secondo
Meursault Perrières 2002Domaine Pierre Morey il terzo

Continuiamo con i bianchi e, palesamente, cambiamo zona e vitigno. Già la bottiglia tradisce l’influenza germanica della tipologia, stretta e allungata la bottiglia alsaziana non si smentisce.
Il primo, bel colore dorato, un naso che sembra una raffineria, tanto che è varietale, in bocca freschissimo e persistente.

Il secondo fà uscire il varietale solo dopo che si è scaldato un po’, anche questo oro pieno il colore ed in bocca è più caldo del precedente, ma decisamente più ampio e con una varietà di descrittori impressionante. Lunghissimo.

Scopriamo le carte e:


Riesling Clos Sainte Hune 1999 F.E. Trimbach il primo


Riesling Smaragd Vinothekfullung 2002 Emmerich Knoll il secondo.

Il menù prevede volatile farcito, Pernice! Completamente disossata e farcita, cotta a bassa temperatura e poi rosolata. Una prova d’artista per la signora ai fornelli ! Chapeau!

Si procede perciò con una nuova batteria questa volta rossi:

Il primo ha un colore molto scuro, un granato carico, quasi impenetrabile.  Al naso è bello, con un bouquet ampio di fiori e terra. In bocca è grasso, ricco di estratti e lunghissimo.

Il secondo ha un colore più sul rubino, al naso è più fresco, quasi fruttato. In bocca veramente straordinaria la lunghezza. Un bel corpo senza essere pesante, un vino elegantissimo.

Il terzo ha un colore che assomiglia al primo, sempre granato scuro al limite dell’impenetrabilità, un naso pulito ed elegante, poi in bocca esplode con un corpo immenso ed una persistenza infinita.

Di nuovo scopriamo:



Chambertin 2001 Domaine Armand Rousseau il primo



Grands Echezeaux 2001 Domaine Renè Engel il secondo



Clos de Tart 2001 Mommessin il terzo

Altro giro altro regalo:

Il primo sempre colore granato scuro, al naso è pieno, viola e frutti rossi belli maturi, in bocca è caldo, importante, un corpo pieno, ma vellutato, lunghissimo

Il secondo ha un colore più chiaro, sul rubino carico. E’ più ampio al naso rispetto al primo, dai fiori di bosco ai frutti sia di sottobosco che prugne e duroni. In bocca è intenso ed equilibrato, armonico. Ad un buon corpo si affianca una discreta acidità.

Il terzo ripropone un granato intenso con una puntina aranciata nell’unghia. Al naso , pur non sfigurando per intensità, si scopre per essere un altro vino. Chiaramente un nebbiolo. In bocca è ancora fresco e potente, Qui, per la prima volta parlo di tannini perché sono questi che fanno la differenza tra tutti gli altri vini e questo fuoriclasse, un po’ OT. Qui si trovano Tannini, con la T maiuscola, belli arrotondati ma per niente sminuiti dall’età. Un vino che ad ogni sorso esplode, si perpetue e resetta il palato.

A carte scoperte:




La Tache 2000 Domaine de la Romanèe Conti il primo



Musigny Cuvèe Vieilles Vignes 2001 Domaine Comtes Georges de Voguè il secondo



Barolo Brunate 1998 Elio Altare il terzo

Si procede il pranzo con un piatto tipico della tradizione lombarda: Oss Bus con la gremolade.
Osso buco buonissimo, alleggerito dalla gremolade, che non avevo mai avuto occasione di assaggiare.

Riprendiamo il discorso dei vini rossi.

Già al naso, entrambi i contendenti si scoprono per essere Shiraz, più difficili invece da distinguere sono le varie cantine e vigne.

Entrambi hanno lo stesso colore, granato cupo.

Il primo è più speziato al naso ed anche in bocca appare più rotondo.

Il secondo è invece più ruvido, con note più interiori di spezie e quasi di terra, Al naso siamo in macelleria!

Scopriamo e :




Cote Rotie La Mouline 2001 Chateau d’Ampuis – E. Guigal il primo



Cote Rotie Cote Blonde 2001 Domaine Renè Rostaing il secondo


Altra sfida:

Il primo è di un granato più chiaro e più brillante, al naso se si può è ancora più speziato dell’altro, in bocca è rotondo, morbido e grasso.

Il secondo si discosta di poco, la differenza più evidente è una ruvidità appena percepibile che rende il vino più caratteristico e che tira fuori il territorio. Grandi le spezie ed io ci ho trovato anche una magnifica liquirizia.

Via i veli:



Cote Rotie La Landonne 2001 Chateau d’Ampuis – E. Guigal il primo

Cote Rotie La Landonne 2001 Domaine Renè Rostaing il secondo

Ci sono rimaste due bottiglie ancora velate tra le batterie dei rossi e non possiamo lasciarle lì:

Un bel colore rubino carico il primo, al naso mi spunta una viola, ma subito coperta da frutta rossa matura, quasi confettura. In bocca una bella freschezza, un tannino morbido e vellutato ed un corpo bello rotondo. Grande persistenza ed equilibrio.

Il secondo esplode di erbe, e di legni speziati, quasi mentolati. Colore rubino carico, bello cristallino.
In bocca è enorme, sembra di mangiare un vino! Un vino importante e piacevole allo stesso tempo.

Guardiamo e …


Valgella Carteria 2002 Sandro Fay il primo

Margaux 2002 Chateau Margaux il secondo



Siamo finalmente giunti alla fine, torta con candeline e dolci!

Bottiglia bordolese di vetro bianco trasparente il primo, il vino è di un bel paglierino carico, al naso parte subito la mela cotta e poi … BUUUMMM lo zafferano! Impossibile sbagliare siamo nella zona del Sauternes. Bello l’ equilibrio in bocca tra acidità e dolcezza. Vino per niente stucchevole, e con una notevole persistenza.

Mezza bottiglia in vetro bianco trasparente, tipica dei vini nordici, colore ambra carico, quasi marrone il secondo.
Al naso miele di castagno, noci, nocciole, albicocche ed ancora confetture.  In bocca è pastoso, denso, con un residuo zuccherino importante, ma con una acidità che taglia la lingua. Un vino stupendo, armonico ed equilibrato ed una persistenza …. lo sento ancora adesso! In un primo momento avevo pensato ad un Tokay ungherese, ma poi la bottiglia tradiva.

Togliamo pure gli ultimi veli e:



Barsac 2001 Chateau Climens  il primo



Trockenbeerenauslese Grande Cuvèe Nouvelle Vague n° 10 1998 Alois Kracker il secondo


Passare a tavola più di sette ore e non stancarsi, vuole proprio dire che si è stati bene.
C’è un vecchio detto che recita: A tavola non ci si invecchia mai!
Perciò più ci stiamo, più rimaniamo giovani!
Bisognerà riprendere queste vecchie usanze, anche perché gli anni passano ed un po’ di ringiovanimento non guasta mica! J

Alla prossima !

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