In occasione del compleanno di un caro amico, ci si ritrova
a casa del festeggiato che per l’occasione dà fondo alla sua cantina.
Nell’attesa che tutti i convitati arrivino all’appuntamento
si comincia a stappare:
Sullali, Franciacorta DOCG a fermentazione ancestrale. Non so se lo si possa definire un Franciacorta, anche se ha la DOCG. Bel perlage, finissimo, ma brevissimo nel bicchiere. In bocca invece continua, elegante e fine. Il metodo di rifermentazione, che la moda chiama “Ancestrale”, è quello usato dai contadini del bolognese per produrre vino frizzante. Frizzante appunto, non spumante . Si imbottiglia in inverno quando il freddo ferma la fermentazione ed in primavera questa riparte in bottiglia producendo il fenomeno della presa di spuma. In questo caso il prodotto ha una classe notevole, visto le uve utilizzate, ma se uno pensa di bere Franciacorta, può rimanerci male.
Una chiacchiera tira l’altra e gli amici ritardano ancora. Il discorso passa sul prosecco ed il padrone di casa non si lascia sfuggire l’occasione di farci assaggiare la sua ultima scoperta del genere.
Giordano Nardi produttore in quel di Conegliano. La quasi totalità delle uve prodotte và a contribuire alla fama della Carpenè Malvolti, ma le uve migliori le vinifica ed imbottiglia in proprio, senza troppi formalismi sull’etichetta, infatti credo che non siano neppure in commercio, le vende solo in cantina. Già qui si fa confusione tra Brut ed Extra Dry !
Comunque un buon prodotto, bella la nota mandorlata ed aromatica, non tanto secco per essere Brut, ma neppure con un residuo tale da poter essere definito Extra Dry. Per quello che costa un ottimo prodotto.
Comunque un buon prodotto, bella la nota mandorlata ed aromatica, non tanto secco per essere Brut, ma neppure con un residuo tale da poter essere definito Extra Dry. Per quello che costa un ottimo prodotto.
Arrivati tutti gli ospiti, cominciamo a stappare per
davvero.
La scusa sono alcuni stuzzichini e qualche fetta di
mortadella di Pasquini per cui si aprono due bottiglie, alla cieca come saranno
poi tutte le bottiglie del pranzo/degustazione, di bollicine.
Il primo, colore oro carico, al naso un po’ chiuso ma con
una piccola nota ossidata, si rivelerà poi caratteristica, in bocca una
apoteosi di sapori, caldo e ampio, ma con una freschezza e persistenza inusitate.
Il secondo con un colore più scarico, paglierino , quasi
verdognolo, quando ci dicono essere un 1996, quasi non ci crediamo. Bel naso,
con crosta di pane sopra tutto. In bocca è piacevole e beverino, un classico da
aperitivo, DOPO aver assaggiato il primo.
Si scoprono le carte e:
Bollinger Grande Annèe 1996 il primo
Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1996 il secondo.
La gentile signora nostra ospite porta in tavola dei
deliziosi Casoncelli alla Bresciana e si parte con la prima batteria di
bianchi.
Il primo dal colore giallo paglierino con evidenti riflessi
verdognoli, un naso un po’ chiuso, forse anche per la temperatura di servizio,
in bocca una bella freschezza ed una persistenza infinita.
Il secondo già più carico nel colore, con una nota boisé
abbastanza importante. In bocca è più rotondo e caldo, il legno è evidente, pure troppo, anche un po’ più
corto.
Per il terzo si ripete l’esperienza iniziale, con più grassezza ed un po’ meno persistenza.
A carte scoperte:
Chevalier Montrachet 2002 Domaine Laflaive il primo
Corton Charlemagne 2002 Domaine Bonneau du Martray il secondo
Meursault Perrières 2002Domaine Pierre Morey il terzo
Continuiamo con i bianchi e, palesamente, cambiamo zona e
vitigno. Già la bottiglia tradisce l’influenza germanica della tipologia,
stretta e allungata la bottiglia alsaziana non si smentisce.
Il primo, bel colore dorato, un naso che sembra una
raffineria, tanto che è varietale, in bocca freschissimo e persistente.
Il secondo fà uscire il varietale solo dopo che si è scaldato un po’, anche questo oro pieno il colore ed in bocca è più caldo del precedente, ma decisamente più ampio e con una varietà di descrittori impressionante. Lunghissimo.
Scopriamo le carte e:
Riesling Clos Sainte Hune 1999 F.E. Trimbach il primo
Riesling Smaragd Vinothekfullung 2002 Emmerich Knoll il secondo.
Il menù prevede volatile
farcito, Pernice! Completamente disossata e farcita, cotta a bassa temperatura
e poi rosolata. Una prova d’artista per la signora ai fornelli ! Chapeau!
Si procede perciò con
una nuova batteria questa volta rossi:
Il primo ha un colore
molto scuro, un granato carico, quasi impenetrabile. Al naso è bello, con un bouquet ampio di
fiori e terra. In bocca è grasso, ricco di estratti e lunghissimo.
Il secondo ha un colore
più sul rubino, al naso è più fresco, quasi fruttato. In bocca veramente
straordinaria la lunghezza. Un bel corpo senza essere pesante, un vino
elegantissimo.
Il terzo ha un colore
che assomiglia al primo, sempre granato scuro al limite dell’impenetrabilità,
un naso pulito ed elegante, poi in bocca esplode con un corpo immenso ed una
persistenza infinita.
Di nuovo scopriamo:
Chambertin 2001 Domaine Armand Rousseau il primo
Grands Echezeaux 2001
Domaine Renè Engel il secondo
Clos de Tart 2001
Mommessin il terzo
Altro giro altro regalo:
Il primo sempre colore
granato scuro, al naso è pieno, viola e frutti rossi belli maturi, in bocca è
caldo, importante, un corpo pieno, ma vellutato, lunghissimo
Il secondo ha un colore più chiaro, sul rubino carico. E’ più ampio al naso rispetto al primo, dai fiori di bosco ai frutti sia di sottobosco che prugne e duroni. In bocca è intenso ed equilibrato, armonico. Ad un buon corpo si affianca una discreta acidità.
Il terzo ripropone un
granato intenso con una puntina aranciata nell’unghia. Al naso , pur non
sfigurando per intensità, si scopre per essere un altro vino. Chiaramente un
nebbiolo. In bocca è ancora fresco e potente, Qui, per la prima volta parlo di
tannini perché sono questi che fanno la differenza tra tutti gli altri vini e
questo fuoriclasse, un po’ OT. Qui si trovano Tannini, con la T maiuscola,
belli arrotondati ma per niente sminuiti dall’età. Un vino che ad ogni sorso
esplode, si perpetue e resetta il palato.
A carte scoperte:
La Tache 2000 Domaine de
la Romanèe Conti il primo
Musigny Cuvèe Vieilles Vignes 2001 Domaine Comtes
Georges de Voguè il secondo
Si procede il pranzo con
un piatto tipico della tradizione lombarda: Oss Bus con la gremolade.
Osso buco buonissimo,
alleggerito dalla gremolade, che non avevo mai avuto occasione di assaggiare.
Riprendiamo il discorso
dei vini rossi.
Già al naso, entrambi i
contendenti si scoprono per essere Shiraz, più difficili invece da distinguere
sono le varie cantine e vigne.
Entrambi hanno lo stesso
colore, granato cupo.
Il primo è più speziato
al naso ed anche in bocca appare più rotondo.
Il secondo è invece più
ruvido, con note più interiori di spezie e quasi di terra, Al naso siamo in
macelleria!
Scopriamo e :
Cote Rotie La Mouline
2001 Chateau d’Ampuis – E. Guigal il primo
Cote Rotie Cote Blonde
2001 Domaine Renè Rostaing il secondo
Altra sfida:
Il primo è di un granato
più chiaro e più brillante, al naso se si può è ancora più speziato dell’altro,
in bocca è rotondo, morbido e grasso.
Il secondo si discosta
di poco, la differenza più evidente è una ruvidità appena percepibile che rende
il vino più caratteristico e che tira fuori il territorio. Grandi le spezie ed
io ci ho trovato anche una magnifica liquirizia.
Via i veli:
Cote Rotie La Landonne
2001 Chateau d’Ampuis – E. Guigal il primo
Cote Rotie La Landonne 2001 Domaine Renè Rostaing il secondo
Ci sono rimaste due
bottiglie ancora velate tra le batterie dei rossi e non possiamo lasciarle lì:
Un bel colore rubino
carico il primo, al naso mi spunta una viola, ma subito coperta da frutta rossa
matura, quasi confettura. In bocca una bella freschezza, un tannino morbido e
vellutato ed un corpo bello rotondo. Grande persistenza ed equilibrio.
Il secondo esplode di
erbe, e di legni speziati, quasi mentolati. Colore rubino carico, bello
cristallino.
In bocca è enorme,
sembra di mangiare un vino! Un vino importante e piacevole allo stesso tempo.
Guardiamo e …
Valgella Carteria 2002 Sandro Fay il primo
Margaux 2002 Chateau Margaux il secondo
Siamo finalmente giunti
alla fine, torta con candeline e dolci!
Bottiglia bordolese di
vetro bianco trasparente il primo, il vino è di un bel paglierino carico, al
naso parte subito la mela cotta e poi … BUUUMMM lo zafferano! Impossibile
sbagliare siamo nella zona del Sauternes. Bello l’ equilibrio in bocca tra
acidità e dolcezza. Vino per niente stucchevole, e con una notevole
persistenza.
Mezza bottiglia in vetro
bianco trasparente, tipica dei vini nordici, colore ambra carico, quasi
marrone il secondo.
Al naso miele di
castagno, noci, nocciole, albicocche ed ancora confetture. In bocca è pastoso, denso, con un residuo
zuccherino importante, ma con una acidità che taglia la lingua. Un vino
stupendo, armonico ed equilibrato ed una persistenza …. lo sento ancora adesso!
In un primo momento avevo pensato ad un Tokay ungherese, ma poi la bottiglia
tradiva.
Togliamo pure gli ultimi
veli e:
Barsac 2001 Chateau
Climens il primo
Trockenbeerenauslese
Grande Cuvèe Nouvelle Vague n° 10 1998 Alois Kracker il secondo
Passare a tavola più di
sette ore e non stancarsi, vuole proprio dire che si è stati bene.
C’è un vecchio detto che
recita: A tavola non ci si invecchia mai!
Perciò più ci stiamo,
più rimaniamo giovani!
Bisognerà riprendere
queste vecchie usanze, anche perché gli anni passano ed un po’ di
ringiovanimento non guasta mica! J
Alla prossima !
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