12 settembre 2009

Mirazur Menton



Sulla via del ritorno, le vacanze finiscono per tutti, sono riuscito a metterci un'altra tappa, un po’ per non fare tutta una tirata San Celoni – Bologna, un po’ perché avevo già sentito parlare di Mauro Colagreco al Mirazùr.
Prenotato il ristorante per tempo, sarebbe stato di Sabato sera e sarebbe stato rischioso altrimenti, ho cercato anche un albergo a Menton, sempre il web mi ha dato una mano, abbiamo prenotato all’Orangerie, proprio vicino al centro di Menton. Purtroppo si è rivelato un bluff. L’albergo ha vissuto tempi migliori, ricorda il passato, ormai veramente passato, della costa azzurra. L’unica cosa veramente bella è il parco, grande e rigoglioso di piante in pieno centro, una rarità. Altra nota positiva, la possibilità per la misera cifra di euri 6,00 di parcheggiare la macchina in un parcheggio privato che per Menton è una grandissima comodità.
Comunque torniamo al busillis.

Guidati dal navigatore cominciamo a seguire il lungomare fino a che non ci viene indicato di salire per una stradina sulla sinistra, direzione ITALIA. Dopo circa un cinquecento metri veniamo avvisati di aver raggiunto la meta, ma davanti a noi c’è solo la vecchia dogana tra Francia ed Italia. Restiamo un po’ preplessi fino a che da dietro un oleandro dell’ultima casa prima della dogana, vediamo l'insegna ed abbiamo trovato il ristorante.
Un consiglio, se ci andate in macchina, arrivate presto perché di parcheggi ce ne sono veramente pochi. La strada è stretta e proprio di fronte al Mirazùr c’è un altro ristorante (che per tutta la sera ci martellerà le orecchie con musica da ballo a tutto volume! ) e perciò è difficile trovare posto. Altra valida soluzione è il taxi.
Comunque, entrati nel locale attraversando un ponticello che separa lo stabile dalla strada, ci troviamo in un locale che sembra un bar, ma è deserto! :-O
Il locale è sviluppato su tre piani. Sul primo piano, quello più basso, c’è il bar estivo, con giardino e molte piante, sul secondo piano c’è il bar invernale e sul terzo piano c’è il vero e proprio ristorante.
Noi che non sapevamo nulla, ci siamo presentati proprio nel bar invernale entrando da quella che poi si rivelerà essere una porta aperta per caso! :-)
Dopo un po’ di attesa, aggirandoci per il bar deserto, mi era anche venuta voglia di servirmi un aperitivo da solo, ma sono cose che non si fanno! :-) Ci siamo quindi diretti sulle scale che portavano alla sala ristorante e proprio in quel momento siamo stati raggiunti dal maitre che saliva dal giardino il quale in un italiano quasi perfetto si è scusato e ci ha spiegato il disguido. Ci ha portato in sala, con una bella vetrata che dà sul porto turistico di Menton, e ci ha fatto accomodare al nostro tavolo, proprio di fronte alla vetrata.
Ci viene proposto un aperitivo che io non mi faccio scappare, non sempre si trova un Billecart Salmon Rosè disponibile.
Insieme all’aperitivo ci portano la carta e tra un sorso e l’altro facciamo la nostra scelta.
Manuela non ha tanta fame anche perché è ancora piena della cena del giorno precedente al Can Fabes, perciò invece del menù Carte Blanche, da 11 portate, optiamo per il menù degustazione da SOLO 9 portate, è meglio tenersi leggerini, il giorno dopo ci aspetta il rientro in autostrada e la Domenica pomeriggio in Liguria si sa, è un dramma. :-)
Cominciamo con un benvenuto, quattro piccole “tapas” a base di verdure: bollite, fritte, al forno e crude. Originale l’idea e stuzzichevole con il mio champagnino.
Seguiamo con Oeuf à la coque, Citron confit et cresson. Servito dentro il guscio dell’uovo, un uovo tiepido aromatizzato da Limone candito e crescione che davano in bocca il sapore di quella maionnese fatta in casa come una volta, chi è stato da Eraclio alla Capanna di Codigoro, sa di che cosa parlo.
Poi Salade d’haricots, Cerises et pistaches grillées. Variante della più famosa, e locale, insalata Nizzarda, Colagreco propone questa insalata di fagiolini verdi con ciliegie, denocciolate, appena saltate in padella ed una graniglia di pistacchi tostati condita con una vinaigrette di olio e limone. Cominciamo a conoscere lo chef, è una esperienza che si avvicina a quella che abbiamo fatto da Bras. Un grande e soprattutto sapiente uso del mondo vegetale in cucina. Ci dicono che lo chef ama girovagare tra orti, giardini e campi in cerca di aromi, profumi e sapori da inserire nella sua cucina e, per il momento, ci sembra che il suo girovagare dia buoni frutti.
Proseguiamo con Ravioles de tourteaux, Dashi végétal aromatisé à l’immortelle. Ancora un abbinamento frutto del girovagare dello chef, Ravioli di granchio in brodo vegetale aromatizzato con un erba di campo chiamata in Francia immortelle, che in liguria chiamano “erba bianca” (erba gianca), dai fiori gialli e dal profumo penetrante e persistente.
Ancora Champignons sauvages, Quinoa rouge, lard de Colonnata et achillé millefeuille. Un millefoglie con strati alternati di lardo, quinoa rossa, funghi, decorata dai fiori di achillea, commestibili. Un ottima realizzazione di un piatto molto saporito ed appagante.
Segue un piatto tipico francese: Cuisses de grenouilles, Nos tomates et nos herbes. Cosce di rana fritte nel burro chiarificato con erbe aromatiche della Provenza e pomodorini saltati in padelle con le stesse erbe. Che dire, io abito in una zona dove fanno le rane in tutte le maniere, ma buone come queste ne ho mangiate veramente poche, e solo in Francia.
Andiamo ancora con La péche di jour, Espuma d’haricots coco, ail nouveau et différents basilics. Altro esempio di splendida fusion tra mondo ittico e mondo vegetale. Il pesce era uno scorfano sfilettato e passato sulla piastra, appena scottato, saporitissimo, l’abbinamento con spuma di borlotti ed aglio, impolverata da un trito di varie tipologie di basilico, era al tempo stesso sapida e fresca e serviva ad esaltare il sapore del pesce.
Bavette de boeuf, Ecrassée de pomme de terre, poivron et pimement à la fleur d’origan. Una tagliata di carne, molto buona, contornata da patate appena stufate schiacciate con la forchetta condite con vari tipi di pepe e fiori di origano. Un piatto molto semplice, magari non esaltante, ma la materia prima e l’ottimo equilibrio del condimento delle patate ne fa un piatto piacevolissimo.
Per finire i dessert.
Suope glacée de verveine, Péches et sorbet au yaourt. Una specie di sorbetto alla verbena con pezzi di pesca nettarina e yogurt artigianale. Buona la freschezza del tutto e l’equilibrio dei sapori. Ottimo lo yogurt artigianale, mi ricordava quello mangiato in Grecia, bello sodo e saporitissimo.
Meringhe légère au café, Mousse au coco et sorbet cacao. Grande la meringa, ben supportata dalla mousse ed un sorbetto al cacao come non ne mangiavo da una vita, meglio anche di quello che fa Rizzati a Ferrara. Sarebbe piaciuto anche a Teo Favaro! :-)

Beveraggi: Una acqua Evian, lo Champagne anzidetto, una bottiglia di Poully Fuissé Manoir de Capucins del 2002 (poteva essere migliore ), un bicchiere di vino rosso, Grenache, un caffè all’italiana, molto buono.

Spesa totale, per due persone, 279,50 euri. Non ho lasciato la mancia perché c’è stato uno sbaglio sul conto, ero molto stanco e non avevo voglia di fare una scenata.
Ci hanno fatto pagare il menù Carte Blanche, da 11 portate, invece che quello degustazione, da 9 portate, che avevamo ordinato, e che ci hanno portato!
Può essere stato un errore, visto la tarda ora che avevamo fatto, ma visto che già pagavo di più, mi sono limitato a non lasciare la mancia. Mi dispiace per i camerieri.

Ciao
Stefano

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