04 aprile 2008

ADDIO COSE BUONE DALL' ITALIA



Ennesimo boicottaggio del "FARE ARTIGIANALE"




Non ostante la dura lotta in difesa dei prodotti tipici di alcuni anni fà,l'Europa continua a combattere l'artigianalità, e la bontà, dei prodotti tipici italiani.




Proprio oggi ho avuto un colloquio con il Sig. LorenzoD'Osvaldo da Cormons , artefice di uno dei più buoni prosciutti della nostra penisola e mi ha riferito che purtroppo stà passando attraverso le forche caudine della burocrazia europea e di conseguenza di quella italiana.




Causa una denuncia di un non ben precisato concorrente, grande industriale, si è ritrovato tra i piedi gli ispettori di Bruxelles che gli stanno contestando il suo modo di stagionare i prosciutti.




Come prima conseguenza, per la produzione del 2007, invece che essere affumicata nel piccolo affumicatoio di famiglia, usato da decenni, con le erbe aromatiche tipiche del Collio come da sempre aveva fatto , ha dovuto commissionare l'affumicatura ad un laboratorio esterno, sempre che gli ispettori non vadano poi a bloccare anche questo.




Ulteriore obiezione che gli è stata mossa è stata quella di fare asciugare i prosciutti all'aria fresca di Cormons invece di usare ambienti con aria climatizzata che ricircola nell'ambiente.




Ora io mi domando: E' mai possibile che in nome di una millantata igiene si distrugga un patrimonio culturale e gastronomico che ci invidiano in tutto il mondo?

Dico millantata, perchè la pulizia e l'igiene del magazzino di D'Osvaldo non è messa in discussione, ma quello che è messo in discussione è l'aria delle colline del Collio.




Chi conosce il prosciuttificio di D'Osvaldo sà benissimo che è situato al confine con le vigne e le colline che circondano ad anfiteatro il paese di Cormons. Lo smog e l'aria inquinata delle nostre città non hanno niente a che fare con l'aria di queste colline friulane. Come si può richiedere di fare stagionare i prosciutti in una cella climatizzata e mantenere la tipicità dei prodotti. Tanto varrebbe stagionarli a Roma o Milano, l'aria della cella rimane sempre quella.




Se questa interpretazione burocratica dovesse diffondersi, diremmo addio alla qualità dei prosciutti italiani, sia quelli friulani che quelli di Parma, ricordo ancora la bellezza delle centinaia di prosciutti appesi nelle corti dei prosciuttifici di Langhirano, che quelli di tutte le altre zone DOP per la produzione del Prosciutto tipico di qualità.




E' mai possibile che la burocrazia non riesca a capire la differenza che c'è tra una produzione industriale ed una artigianale?

Che non riesca a capire che la cura che ci mette un produttore industriale non sarà mai attenta come quella di chi produce poche centinaia di prosciutti all'anno?




E allora perchè richiedere sistemi di produzione che mettono sì al riparo da eventuali errori di attenzione da parte degli addetti, ma che snaturano i prodotti estirpandoli dal legame con il proprio territorio. Questi prodotti sono ormai talmente rari e di ricerca che un consumatore deve farsi in quattro per trovarli ed allora perchè si vuole distruggerli?




Con questo sfogo ho voluto mettervi a conoscenza della situazione.




Io credo che se ci si muove, ognuno nel suo ambiente e se qualcuno conosce anche qualche media che possa farne un movimento a livello nazionale, come a suo tempo fu fatto a difesa del formaggio di fossa e del lardo di colonnata, forse riusciremo a salvare la tipicità di queste piccole produzioni artigianali che fanno grande il patrimonio gastronomico italiano.




Coraggio MUOVIAMOCI!!!




Stefano









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